Cos’è l’intelligenza emotiva? Quali sono le sue caratteristiche nella teorizzazione di Goleman? Quali benefici porta nella vita personale e nel lavoro? Come misurarla e come svilupparla? In questo breve approfondimento ci sono le risposte a tutte le curiosità più importanti sull’intelligenza emotiva. Una nuova strada per imparare a gestire i sentimenti.
La contrapposizione tra intelligenza ed emozioni è un retaggio culturale duro a morire. Ancora oggi, nel linguaggio comune, si tende separare nettamente tutto ciò che è razionalità (automaticamente ricondotto all’intelligenza) da quello che invece attiene alla sfera dei sentimenti (e quindi delle emozioni). Addirittura, si tende a collocare questi elementi in parti diverse del corpo: l’intelletto nel cervello e le pulsioni sentimentali del cuore. Le teorie che ruotano attorno al concetto di intelligenza emotiva frantumano proprio questi steccati, mettendo insieme, in un binomio rivoluzionario, ciò che pensiamo e ciò che sentiamo. D’altra parte, accettare questa idea significa anche superare un ulteriore luogo comune, cioè la concezione monolitica dell’intelligenza, che dovrebbe essere unica e granitica e invece è multipla. Questa rottura rispetto all’opinione diffusa spiega probabilmente il grande successo che ha avuto negli ultimi anni la teorizzazione dell’intelligenza emotiva, di cui questo articolo prova a tratteggiare gli elementi fondamentali.
Cos’è l’intelligenza emotiva: definizione e modelli
Enunciare una definizione precisa dell’intelligenza emotiva (abbreviata con la sigla EI, in inglese) non è semplice, a riprova del fatto che si tratta di un concetto nuovo e ancora in evoluzione. Una buona e valida sintesi, però, è sicuramente quella proposta da Salovey e Mayer, professori statunitensi che per primi ne hanno parlato:
“(Intelligenza emotiva è) la capacità di controllare i sentimenti ed emozioni proprie ed altrui, distinguerle tra di esse e di utilizzare queste informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”
Su questa linea si muove anche la definizione proposta da Goleman, autore del libro più famoso sul tema, intitolato proprio “Intelligenza emotiva”:
“È la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”
Leggendo entrambe queste enunciazioni, pur nelle loro differenze, appare chiaro che l’intelligenza emotiva è un concetto complesso e cruciale, che non può certo essere ridotto a una generica e non meglio precisata empatia o gentilezza, men che meno a una impalpabile e innata felicità. Parliamo, invece, di un qualcosa che può determinare il successo personale e professionale, e che può essere allenato.
Il modello di Salovey e Mayer
I già citati Peter Salovey e John D. Mayer, psicologi statunitensi, sono considerati i primi teorizzatori dell’intelligenza emotiva. Nella loro concezione, questa si compone di quattro abilità:
- Percepire le emozioni proprie e altrui, cogliendone indizi in tutti i canali di espressione (volto, tono della voce, gesti, ecc);
- Comprendere le emozioni nelle loro caratteristiche essenziali e nel loro sviluppo;
- Usare le emozioni, applicandole alla vita di tutti i giorni, sia sul piano personale che su quello professionale;
- Gestire le emozioni, sia proprie che altrui, orientandole al raggiungimento di un obiettivo.
L’intelligenza emotiva secondo Goleman
Le quattro abilità enunciate da Salovey e Mayer diventano cinque nella visione di Goleman, psicologo e giornalista statunitense che è forse il nome più citato quando si parla di intelligenza emotiva.
Le cinque abilità secondo Golem sono:
- Consapevolezza di sé, intesa come capacità di conoscere le proprie emozioni e saperle esprimere;
- Gestione di sé, intesa come forma di autocontrollo che permette di dominare le emozioni e incanalarle verso obiettivi specifici e proficui;
- Motivazione, intesa come capacità di orientare se se stessi verso i proprio obiettivi, con impegno e positività;
- Empatia, intesa come capacità di percepire e ascoltare le emozioni delle persone con cui si entra in contatto;
- Abilità sociali, intese come capacità di gestire le interazioni, i conflitti e i problemi di comunicazione.
Inoltre, ciascuna di queste cinque competenze, secondo Goleman, corrispondono delle abilità pratiche.
A cosa serve l’intelligenza emotiva
La motivazione dell’interesse che ha suscitato e suscita ancora oggi l’intelligenza emotiva va ricercata negli effetti benefici che provoca sulla vita degli individui e sulle loro relazioni. Avare una buona intelligenza 4emotiva e curarne lo sviluppo, infatti, permette di vivere in maniera più sana e consapevole e di avere successo nella vita professionale.
Sul piano personale, questo tipo di intelligenza è solitamente associato a una migliore conoscenza di sé e quindi ad un livello di autostima più alto e a un benessere psicologico maggiore. Tutto può avere ulteriori risvolti positivi nel rendimento scolastico come in quello professionale. Conoscere bene se stessi, inoltre, significa anche sapersi relazione meglio con gli altri, io tutti i contesti sociali in cui si agisce, come famiglia, amici e lavoro. In particolare, nel mondo del lavoro, a cui golem ha dedicato molta attenzione, l’intelligenza emotiva sarebbe caratteristica essenziale di una leadership di successo.
EQ: misurare l’intelligenza emotiva
Se è vero che l’intelligenza emotiva ha tutti questi vantaggi, appare molto importante riuscire a misurarla e a svilupparla. E quello della misurazione è proprio un dei punti deboli delle teorizzazioni su questo tema, almeno a detta dei detrattori. Mancherebbero, infatti, dei criteri sufficientemente obiettivi per fondare il calcolo dell’EQ (da affiancare all’IQ, il quoziente di intelligenza classico).
Di test valutativi ne sono stati elaborati diversi, sia nel modello di Salovey e Mayer, sia in quello di Goleman. Attualmente, i più diffusi sono:
- Emotional Competency Inventory (ECI);
- Emotional and Social Competency Inventory (ESCI),
- Emotional Intelligence Appraisal.
Come sviluppare l’intelligenza emotiva
Ancora più importante di una corretta misurazione, però, risulta la possibilità di accrescere la propria intelligenza emotiva, di svilupparla con tecniche mirate, proprio come se si trattasse di un allenamento. Il processo, ovviamente, è lento e graduale ma parte sempre da una scelta: prendersi del tempo. Saper aspettare, infatti, è la chiave per entrare in contatto con le proprie emozioni e decodificarle. La fretta, invece, tende a non far vedere le cose, non aiuta la percezione.
Per iniziare, è possibile percorrere questi tre step:
- Sintonizzati: impara a prestare la giusta attenzione ai tuoi sentimenti e alle tue emozioni;
- Rispondi: datti il tempo per comprendere e valutare, senza reagire d’istinto;
- Resta connesso: ricorda sempre cosa è importante per te.
Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, d’altronde, passa attraverso la risposta a tre domande di senso:
- Cosa sto provando?
- Quali possibili scelte ho davanti?
- Cosa voglio davvero?
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