Cos’è il coaching? Cosa fa un coach? Come si svolge un’attività di coaching e quali metodologie vengono applicate? Questo articolo prova a rispondere in maniera chiara e sintetica alle principali domande che riguardano questo percorso, di cui si fa ampio uso nei programmi di formazione, sia personale che aziendale.
Il termine coaching, nel mondo della formazione, è ormai ampiamente diffuso e conosciuto. Nato negli Stati Uniti negli anni ’60, oggi gode di ampio successo anche in Italia. Spesso, però, si fa di questa parola un uso scorretto, finendo per dare alla professione del coach un contorno troppo sfumato, che a volte, nell’immaginario collettivo, finisce per sfociare in quella di psicologo o psicoterapeuta. In realtà, non è affatto così, sia da un punto di vista formale che sostanziale. Ma allora cos’è il coaching? E chi è e cosa fa un coach?
Cos’è il coaching: definizione e tipologie
Di possibili definizioni del coaching ce ne sono molte. C’è chi parla di metodo, chi di percorso, chi invece si esprime in termini di allenamento. D’altra parte, una buona dose di ambiguità c’è anche nella traduzione letterale del termine inglese, che può essere reso come “istruire”, ma anche “guidare” e “allenare”, a seconda dei contesti.
Un riferimento da tenere on considerazione è sicuramente la normativa UNI 11601:2015, che disciplina alcuni aspetti di questa attività. In particolare, questa norma definisce il coaching come “un processo di partnership finalizzato al raggiungimento di obiettivi definiti”. I soggetti coinvolti, quindi, sono due: il coach e il coachee (che può anche essere rappresentato da un gruppo di persone). Per quanto riguarda i citati obiettivi, è sempre la normativa a qualificarli, parlando del coaching come di un’attività volta a “migliorare le prestazioni professionali e personali mediante la valorizzazione e il potenziamento delle sue (del coachee, ndr) risorse, capacità personali e competenze”. Detto in altre parole, al coach è affidato il compito di supportare il coachee in un percorso di crescita personale e/o professionale, per trasformare la paura del cambiamento in energia e opportunità.
Le diverse forme di coaching
Nel tempo, il concetto di fondo del coaching è stato esteso per adattarlo a diversi campi di azione. Ne sono scaturite, così, una miriade di declinazioni. Sempre facendo riferimento alla UNI 11601:2015, si possono individuare le seguenti tipologie:
- Business coaching e Career coaching: indirizzati ai dipendenti di un’azienda ma anche a imprenditori, manager, quadri, commerciali, liberi professionisti, ecc;
- Corporate coaching: utilizzato dalle aziende per formare figure specifiche su cui investire;
- Executive coaching: espressamente pensato per chi ricopre ruoli di direzione;
- Life coaching: finalizzato a facilitare le persone nell’elaborare programmi di autosviluppo e autoefficacia;
- Parent coaching: destinato ai genitori;
- Performance coaching: con focus sul miglioramento delle prestazioni nei diversi contesti di riferimento;
- Sport coaching: focalizzato sul settore sportivo, per affiancare allenatori e tecnici e migliorare le prestazioni sportive degli atleti attraverso la preparazione mentale;
- Targeted coaching: destinato a sviluppare competenze specifiche e comportamenti coerenti;
- Teen coaching: di supporto agli adolescenti nella conoscenza di sé.
La figura professionale del coach
Alla luce di quanto detto finora, appare chiara la centralità della figura del coach, che ha un ruolo chiave nella strutturazione del percorso di coaching e nella sua realizzazione. In Italia, la professione di coach non è regolamentata, quindi non esiste un ordine professionale (come c’è, invece, per gli psicologi e per altri professionisti). Non esiste, perciò, una legge che fissa i requisiti minimi che si devono possedere per esercitare l’attività di coach né un percorso di studi prestabilito. Su questi punti, non è intervenuta neanche la normativa già citata, che si è limitata a fissare i requisiti del rapporto tra coach e coachee.
Il fatto che non esista una regolamentazione, non toglie che per svolgere la professione di coach sia fondamentale possedere conoscenze, competenze e caratteristiche che vanno oltre la “semplice” empatia. Infatti, i suoi compiti, all’interno di un percorso di coaching, si articolano su più livelli:
- Facilitare la scoperta e la comprensione degli obiettivi individuali;
- Far emergere dal coachee soluzioni e strategie che gli permettano di raggiungere i suddetti obiettivi;
- Guidare il coachee ma lasciandogli piena autonomia e responsabilità.
Obiettivi e metodologie dei percorsi di coaching
Secondo la UNI 11601:2015, il servizio di coaching deve includere necessariamente le seguenti attività:
- Ideazione del patto di coaching;
- Individuazione delle competenze e delle risorse del coachee;
- Definizione degli obiettivi e del conseguente piano di azione;
- Feedback di conclusione.
L’inizio di un percorso di coaching passa attraverso un primo colloquio individuale, che serve proprio a fissar esigenze e obiettivi e a tracciare le linee guida dell’attività successiva. Ovviamente, questa fase di studio influisce anche sulla durata del percorso.
Gli obiettivi che coach e coachee stabiliscono, quindi, sono il cuore di tutto il percorso. Come strumento, il coaching può essere indirizzato verso molteplici finalità, come:
- Aprirsi nuove possibilità di crescita umana e professionale;
- Imparare a fare scelte e prendere decisioni;
- Migliorare la gestione del proprio tempo;
- Migliorare i rapporti di lavoro;
- Incrementare la capacità di problem solving.