Programmazione Neuro Linguistica, una breve guida per orientarsi

La Programmazione Neuro Linguistica (PNL) è un modello che studia i comportamenti di successo e punta a renderli replicabili. La sua applicazione nel mondo del coaching e della formazione consente di raggiungere importanti benefici, sia a livello personale che relazione, nella vita privata come nel lavoro. Ma cos’è di preciso la PNL? Come è nata e come si è sviluppata? A cosa serve?

Nel mondo del coaching e della formazione, la Programmazione Neuro Linguistica (meglio conosciuta con l’acronimo PNL) è un argomento piuttosto divisivo. C’è chi la ama in modo acritico, credendola l’unico valido strumento per impostare percorsi di cambiamento personale e valorizzazione dei talenti, e c’è hi la odia, descrivendola come un subdolo arnese di manipolazione della mente. Il problema, però, è che il dibattito è spesso viziato da un difetto di fondo: chi parla non ha bene contezza dell’argomento della discussione. Non tutti, quindi, sanno rispondere alla domanda basilare: cos’è la PNL? In questo articolo proviamo a indicare alcuni elementi fondamentali, che possono far chiarezza e aiutare la comprensione della programmazione neuro linguistica.

Cos’è la PNL: definizione e breve storia dell’a programmazione neuro linguistica

Cominciamo proprio dalla domanda cardine, cioè dalla definizione di PNL. Una delle formulazioni più valide e compiute di questo concetto è quella espressa da Simone Micheletti nella sua Enciclopedia della PNL.

“[La Programmazione Neuro Linguistica è la] tecnologia di modellamento il cui soggetto di studio principale è ciò che fa la differenza tra le performance dei geni e quelle delle persone mediocri, nello stesso settore di attività. Lo studio dell’eccellenza umana. Uno strumento che studia come le persone organizzano il loro modo di pensare, le loro emozioni, il loro linguaggio e i loro comportamenti per ottenere i risultati che ottengono. Lo studio dell’esperienza soggettiva”.

Interessante è anche la duplice definizione fornita dall’Oxford English Dictionary:

“[La PNL] è un modello di comunicazione interpersonale che si occupa principalmente della relazione fra gli schemi di comportamento di successo e le esperienze soggettive che ne sono alla base"

“[La PNL] è un sistema di terapia alternativa che cerca di istruire le persone all'autoconsapevolezza e alla comunicazione efficace, e a cambiare i propri schemi di comportamento mentale ed emozionale”

Al di là di alcune fluttuazioni terminologiche (“tecnologia di modellamento”, “modello di comunicazione”, “sistema di terapia alternativa”), il nocciolo della questione rimane solido: la PNL punta a rendere replicabili i comportamenti che permettono di sviluppare le proprie potenzialità e puntare all’eccellenza. D’altra parte, anche il nome è emblematico dello scopo della PNL: una programmazione di comportamenti innati e inconsapevoli, realizzata facendo leva sui processi neurologici che li sottendono e sul linguaggio.

Alle origini della PNL: Bandler e Grinder

Per meglio inquadrare il fenomeno della PNL, può esserne utile tracciare una breve storia, i cui inizi si collocano tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 del 1900. Capostipiti furono Richard Bandler e John Grinder, dell’Università della California di Santa Cruz. Attorno a loro, si formò un nutrito gruppo di ricercatori (i Meta Kids) che avevano l’obiettivo di studiare le capacità comunicative fuori dal comune di alcuni terapeuti statunitensi, come Fritz Perls e Virginia Satir. Il lavoro di Bandler e Grinder culminò con la pubblicazione del libro La programmazione neuro linguistica – Volume I, alla cui stesura presero parte anche Robert Dilts e Judith DeLozier.

Gli anni ’80, però, segnano una sorta di passaggio di testimone nel mondo della PNL. I due fondatori, infatti, si ritirano (anche se non completamente) e lo spazio di studio fu occupato da nuove personalità, come Anthony Robbins (che si occupò molto del rapporto tra PNL e marketing) e Michael Hall.

Peraltro, tutti gli anni ’80 e ’90 furono attraversati dalla lotta a suon di carte bollate tra Bandler e grinder per la paternità della PNL. Battaglia che finì, all’inizio del nuovo millennio, con un pareggio che incoronò entrambe come cofondatori.

A cosa serve la PNL

Da quanto detto finora, emerge chiaramente come la PNL punti a modificare le mappe neurologiche e linguistiche per spingere l’individua verso comportamenti migliori rispetto a quelli messi in atto in passato, quindi verso l’eccellenza. I benefici che la programmazione neuro linguistica è in grado di generare, quindi, sono molteplici e riguardano tutti i campi, dalla vita privata a quella professionale.

Per quanto riguarda le emozioni, ad esempio, grazie alla PNL è possibile lavorare per controllare ed eliminare quelle negative e potenziare quelle positive. Allo stesso modo, questa metodologia permette di scardinare convinzioni e comportamenti radicati che hanno un effetto limitante sul proprio agire, permettendo, allo stesso tempo, di crearne di nuovi, più utili. Inoltre, porta a lavorare sulle proprie fobie per cancellarle.  In generale, infine, la PNL migliora le abilità relazionali e quelle di comunicazione.