Digital Mindset: pensare digitale per vincere le sfide del futuro

Il digital mindset è una caratteristica essenziale per riuscire a tenere il ritmo della trasformazione digitale, soprattutto nel mondo del lavoro. Nel concetto di mentalità digitale, infatti, rientrano tutta una serie di soft skill che rendono ciascuno capace di sviluppare creatività, proattività e spirito di adattamento, con notevoli vantaggi per sé stessi e per l’azienda in cui si lavora.

La digitalizzazione del mondo del lavoro e la progressiva estensione della tecnologia a tutti gli aspetti della vita quotidiana non comporta solo la necessità di apprendere nuove abilità pratiche ma anche la trasformazione della propria “forma mentis”. Digitale, infatti, significa rapidità, costante mutevolezza, condivisione. Per acquisire tutti questi elementi (e molti altri ancora) tra le proprie soft skill è fondamentale sviluppare il proprio digital mindset. Se non se ne è mai sentito parlare, è arrivato il momento di colmare (urgentemente) questa lacuna.

Cosa si intende per digital mindset

Il concetto di digital mindset, infatti, può sembrare una novità introdotta recentemente dal boom digitale post pandemia, ma in realtà ha già quasi venti anni. La prima traccia si trova in uno studio di Vivienne Benke, che, nel 2013, ne ha dato la seguente definizione:

“Il Digital Mindset è costituito da un insieme di conoscenze ed esperienze (…) che vengono riconosciute e utilizzate per avere successo nell’ambiente digitale.”

Appare chiaro, quindi, come la mentalità digitale sia un bagaglio di contenuti che danno forma a una modalità di pensiero, a un vero e proprio approccio, che può essere rivolto al lavoro (campo di applicazione principale del concetto) ma che da li si estende potenzialmente a ogni aspetto della vita quotidiana. Ovviamente, nella definizione gioca un ruolo chiave la connessione con l’ambiente digitale. Le skill che rientrano nel digital mindset, infatti, sono quelle tipicamente richieste per saper comprendere e cavalcare al meglio le innovazioni portate dalla digitalizzazione.

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Le caratteristiche di una mentalità digitale

Volendo provare a fare un elenco (necessariamente non esaustivo) delle caratteristiche che qualificano una mentalità digitale, si potrebbero indicare le seguenti:

  • curiosità;
  • orientamento al miglioramento e all’apprendimento;
  • elasticità e capacità di adattamento i cambiamenti;
  • rapidità e reattività;
  • capacità di comunicazione;
  • capacità di condivisione.

I vantaggi di sviluppare il pensiero digitale

Per comprendere quali vantaggi una mentalità digitale possa apportare, nella vita come nel lavoro, è opportuno fare riferimento alla distinzione tra fixed mindset e growth mindset. Il primo fa riferimento a un atteggiamento mentale chiuso e statico; il secondo, a cui appartiene il digital mindset, è rappresentato, invece, da una mentalità vivace e duttile. Quest’ultimo approccio è sena dubbio quello che paga di più e meglio, perché rende più efficienti e produttivi e quindi più sereni nell’affrontare le dinamiche e le sfide della società digitale.

Cos’è l’intelligenza emotiva

Digital mindset e trasformazione digitale delle aziende

Alla luce di questo detto finora, appare chiaro come quella del digital mindset sia una sfida chiave per tutte le aziende, in qualunque settore operino, visto che ormai nessun segmento di mercato può dirsi immune dalla digital transformation. Ed è una sfida in cui le aziende sono coinvolte in una duplice veste: sia direttamente, come imprese, sia attraverso i propri dipendenti. Il concetto di digital mindset come asset fondamentale, infatti, può essere riferito ai singoli lavoratori ma anche all’organizzazione nel suo complesso. Sono entrambe a doversene dotare. D’altra parte, la paura del futuro, del rischio, della scommessa è oggi il freno più forte (e anche il più pericoloso) che limita l’iniziativa imprenditoriale. Evolversi è indispensabile.

Learning organization, le aziende che apprendono hanno una marcia in più

Ed è qui che entra in gioco la formazione, che deve essere continuativa e di qualità. Perché il digital mindset non è una dote innata (anche se ci possono essere persone più o meno predisposte ad una certa apertura mentale) ma il risultato di un percorso di apprendimento e di esercizio. Inoltre, la mentalità digitale, per sua stessa natura, non può essere considerata un dato acquisito una volta per sempre ma va allenata costantemente.

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Facilitazione visuale: disegnare facilita il pensiero e l’apprendimento

La facilitazione visuale (conosciuta anche come facilitazione grafica) è un potente strumento di apprendimento, capace di attivare fertili processi creativi. Esprimersi ed elaborare idee procedendo per immagini, infatti, attiva il cervello più di quanto non riesca a fare la parola scritta. Ecco perché, soprattutto nell’ambito della formazione aziendale con approccio esperienziale, continuano a fiorire e ad essere molto richiesti i corsi di facilitazione visuale o comunque i percorsi fondati su questa tecnica.

Se si osserva la crescita e lo sviluppo di un bambino nei primi mesi e nei primi anni di vita ci si rende facilmente conto di quanto disegnare sia per lui un’attività quasi innata, prima e più della scrittura. In primo luogo, perché è qualcosa che investe la dimensione tattile. Prendere un pennarello, farlo scorrere su un foglio, scoprire che lascia una scia e che magari quella scia sporca le dita: sono tutte azioni concrete, che impegnano simultaneamente corpo e mente. In secondo luogo, poi, disegnare è una primordiale forma di espressione, libera e indipendente rispetto alle costrizioni dell’alfabeto. Per averne un assaggio, basta correre con la memoria ai graffiti degli uomini primitivi, studiati sui libri di storia. Insomma, visualizzare permette di conoscere, aiuta a comprendere, consente di imparare. Allo stesso tempo, il disegno mostra a tutti la propria personale rappresentazione del mondo. La visualizzazione, quindi, è conoscenza ed espressione.

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Cos’è la facilitazione visuale?

Quanto detto finora rende piuttosto chiaro il perché, soprattutto in anni recenti, il mondo della formazione e del coaching si sia appropriato del disegno come strumento di apprendimento, fino a renderlo un vero e proprio modello. È così che si è giunti alla teorizzazione della facilitazione visuale (o facilitazione grafica) in senso stretto, che può essere definita come

la capacità di tradurre idee e pensieri in disegni e grafici.

Uno strumento che deve essere appreso e potenziato per poi essere utilizzato per continuare ad apprendere.

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La facilitazione visuale come strumento di formazione dei talenti

I corsi di formazione destinati al personale delle aziende e delle organizzazioni sono senza dubbio uno degli ambiti di maggiore e più proficua applicazione della facilitazione visuale. Quest’ultima, infatti, diventa spesso un cardine formativo irrinunciabile, soprattutto per via degli obiettivi che consente di raggiungere. Il disegno, infatti, attiva risorse mentali inedite e difficilmente stimolabili in altro modo. Di fronte a una rappresentazione grafica, il cervello si accende, cerca connessioni, elabora in modo estremamente creativo.

Ciò che è fondamentale in un corso di formazione incentrato sulla facilitazione visuale è guidare ogni partecipante alla scoperta del proprio particolare modo di disegnare e schematizzare. Un’attività così personale, infatti, non può essere standardizzata ma al massimo accompagnata attraverso la comprensione di poche regole di base. Il resto è sperimentazione personale e scoperta del proprio talento “visualizzatore”, attraverso l’uso di una copiosa cassetta degli attrezzi, fatto di testi, contenitori, pattern e colori.

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